[ ANTOLOGIA ]

7 - Il tango e il teatro popolare


    Commentando la proiezione sociale del tango (il suo coinvolgimento "a forza di botte" con il mondo in cui nasce ), Ferrer dice:
"Un po' prima dell'apparizione del tango e prima anche del sorgere del teatro popolare rioplatense, circolarono una infinità di ritornelli dove si faceva sommariamente e rozzamente un resoconto dei comuni problemi di attualità. Circolarono di bocca in bocca, modificandosi, perdendosi, ricostruendosi. … Il Tango de la casera che dilagò in Buenos Aires tra il 1870 e il 1880, fu una maniera di denunciare che nella città c'erano più di millecinquecento conventillos con quattro famiglie coabitanti…"

    Per illustrare questa osservazione si può aggiungere qui un ricordo di José Podestà [*], il celebre "Pepino el 88" :
" Nelle mie esibizioni da pagliaccio mi permettevo di mettere in risalto, fin dove era possibile e discreto, i successi del momento criticando in canzoni e monologhi ciò che il popolo già sapeva e commentava…"
Quello che si può dedurre perciò è che il pubblico della fine del secolo passato (specialmente quello concentrato nelle zone urbane) aveva necessità di una musica che lo citasse, che si relazionasse in qualche maniera ai suoi problemi o al suo stile di vita. Per questo:
"… non è necessario cercare altrove né andare in cerca di ragioni migliori per spiegarsi la genesi del tango. Né per dargli una data precisa. Lo stesso pubblico che accolse con grande simpatia quelle opere che alludevano alle questioni cittadine e quegli interpreti capaci di incarnare sul palcoscenico delle sale i personaggi la cui umanità, abitudini, gesta e reazioni erano tanto ben conosciute, lo stesso pubblico aveva a priori la predisposizione necessaria per ricevere - con lo stesso effetto con cui riceveva i primi abbozzi del teatro nazionale - una musica nazionale. Però non la musica nazionale campagnola, bensì una musica il cui spirito alludesse alla città, e la cui forma gli appartenesse in qualche maniera… La tanghitudine quindi esisteva nelle città platensi prima del tango stesso."

    Nelle parole di Ferrer scorre, come si può apprezzare, una identificazione del tango (come musica nazionale) con il teatro popolare rioplatense. Si pongono entrambi sullo stesso piano. E giustamente, chi si chiede come il tango (la cui origine sembrava riportarlo al lupanare) poté arrivare ad altro pubblico, dovrà tenere conto della seguente spiegazione:
" Quando la milonga orillera cominciò a diventare popolare e i magazzini della musica fecero eco alla domanda, incoraggiando i compositori capaci, ottenne importanza la qualificazione del genere e nelle frasi delle nostre farse si citava frequentemente "tango e milonga". Influenza inevitabile di quella classificazione iniziata con l'edizione di brani per piano che offrivano habanera con la denominazione di "tango". Diventò comune nel dialogo o nel canto dell'avanspettacolo la frase "balleremo tango e milonga", "vi proponiamo tango e milonga" come se si trattasse di due cose analoghe con nomi differenti. Poco a poco una si fuse nell'altra e avvenne la sostituzione delle denominazioni. Quindi è il Teatro Rioplatense che convertì la Milonga in Tango e dette a questo persistenza e fama."

    Bisogna ricordare che in quegli anni - come dichiara Luis Ordaz [*]
"… il pubblico stanco del solito "piccolo genere" spagnolo [*], che faceva dimenticare quelle pietre miliari che furono La gran via e La verbena de la Paloma, appoggiava con sempre più entusiasmo la produzione dei nostri autori più popolari…"

    E anche quanto influirono gli elementi ambientali o umani del teatro spagnolo nell'arricchimento del nostro. Come informa González Castillo "… il "chulo" spagnolo era il graziosissimo originale del nostro "compadrito porteño". La "chulapa" la nostra "taquera" [ballerina] di quartiere. Il "pelma sablista" [lumacone mendicante] madrileno è il nostro "pechador callejero" [questuante di strada]. Le "verbenas" [feste popolari] le nostre "milongas". Le "broncas" [risse] le nostre "bochinches".

    La formula che Alberto Vaccarezza propone, inoltre, come base di tutto il teatro sainete di Buenos Aires in una delle sue opere, non solo serve per definire il sapore o il sentimento di questo genere scenico, ma anche per illuminare una tematica largamente attraversata dal tango:

"Un patio de conventillo, un italiano encargao, una percanta, un villano, un yoyega retobao, dos malevos de cuchillo, un chamuyo, una pasión, choques, celos, discusión, desafío, puñalada, aspamento, disparada, auxilio, cana, telón."
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"Un cortile di conventillo, un italiano guardiano, una femmina, un villano, uno spagnolo incavolato, due malviventi da coltello, una conversazione, una passione, scontri, gelosie, discussione, sfida, pugnalata, simulazione, sparo, soccorso, polizia, sipario."

[ Commedia sainete "El Conventillo de la Paloma" (1929) di A. Vacarezza (Buenos Aires 1886 -1959, drammaturgo, autore di testi di tango, poeta, massimo esponente del sainete porteño) ]


    Già abbiamo osservato che:
" …ci sono molti testi di tango che sono veri riassunti di intere commedie di sainete " e che
"…molti autori si cimentarono in ambedue le attività"
a parte il fatto che si può notare che tanto il tango quanto la farsa teatrale
"possiedono traiettorie parallele di gestazione, nascita e sviluppo fino al primo quarto di secolo" e che dopo, intorno al '30,
"…le loro strade si separano definitivamente"

    A sostegno di questa identificazione Ferrer ricorda:
"È stata precisamente di Eduardo Garcia Lalanne la prima milonga che sarà ballata su un palco porteño per una rivista rappresentata al Teatro Goldoni di Piazza Larea. E fu questo compositore che scrisse Ensalada Criolla, tre tanghi cantati e ballati durante la passerella: Soy el rubio Pichinango, No me vengan con paradas, Zueco que me voy de baile. Ensalada Criolla, presentata nel circuito dei Podestà, ebbe cento repliche. E questo successo si dovette in buona parte alle parole 'tangos' 'milonga' o 'habanera' o qualsiasi delle tre, di sicuro…"
   

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[*] José Podestà , famoso capocomico, teatrante, pagliaccio, nato in Uruguay nel 1858, creatore del leggendario personaggio "Pepino el 88", comico di satira politica, imitatore di caratteri come il "niño bien" o il "compadrito", fondatore del Teatro Municipale Coliseo Podestá. [*] Luiz Ordaz, drammaturgo, critico e storico del teatro argentino (1912 Barcelona - 2004 Buenos Aires)
[*] Il género chico (in italiano piccolo genere) è, insieme al género grande, uno dei due sub-generi della zarzuela spagnola detta romantica (1850 - 1950). Il género chico si contraddistingue del género grande perché presenta solo un atto. La zarzuela è un genere lirico-drammatico spagnolo, in cui si alternano scene parlate, altre cantate e balli concertati.
[*] José González Castillo (Rosario, 25 Gennaio 1885 - Buenos Aires, 22 Ottobre 1937) fu un rinomato drammaturgo, regista e direttore teatrale, sceneggiatore cinematografico e paroliere di tango argentino (Griseta, Organito de la tarde, ...). Padre di Cátulo Castillo