TANGO, CANZONE DI BUENOS AIRES

4 - Bandoneon

   Quale misteriosa convocazione a distanza fece arrivare, senza dubbio, un popolare strumento tedesco a cantare le sventure dell'uomo rioplatense ? Ecco un altro melanconico problema per Ibarguren.
   Fino a fine secolo Buenos Aires era una gigantesca moltitudine di uomini soli, un accampamento di botteghe improvvisate e conventillos. [*] Nei locali e nei postriboli fa vita sociale tale impasto di scaricatori e ruffiani, di muratori e scagnozzi, musicanti criolli [*] e stranieri, di manovali e di papponi: si beve vino e birra, si canta e si balla, saltano fuori epigrammi sopra a reciproche offese, si gioca a dadi e alle bocce, si esprimono ipotesi sulla madre o la nonna di qualche frequentatore, si discute e si litiga.
   Il compadre [*] è il re di questo "sottomondo".
   Un misto tra il gaucho, il cattivo e il delinquente siciliano, arriva a essere l'invidiabile archetipo della nuova società: rancoroso e collerico, spavaldo e virile. La "pupa" fa coppia con lui in questo balletto malefico; ballano insieme una specie di "pas-de-deux" esagerato, provocante e spettacolare.
   E' un ballo ibrido di gente ibrida: contiene qualcosa dell'habanera portata dai marinai, resti di milonga e poi molto della musica italiana. Tutto mescolato, come i musicanti che lo inventano: criollos [*] come Poncio e gringos come Zambonini.
    Artisti senza pretese che non sapevano che stavano facendo la storia. Orchestre modeste e raffazzonate, che potevano avere chitarra, violino e flauto; però a volte s'arrangiavano col mandolino, con l'arpa e persino con l'armonica.
    Fino a che appare il bandoneon, il quale dette un marchio definitivo alla grande creazione inconsapevole e massiva. Il tango stava ora per raggiungere ciò a cui era destinato, quello che San Tommaso definirebbe come "ciò che era prima di essere", la quiddità del tango.
    Strumento sentimentale ma drammatico e profondo, a differenza del sentimentalismo facile e pittoresco della fisarmonica, finirà per separarlo per sempre dallo scherzo giocoso e dal retaggio del candombe.
    Dai bordelli e dalle balere il tango esce alla conquista del centro, con organetti e pappagallini che innocentemente annunciavano atrocità:

Quisiera ser canfinflero                   Vorrei essere un ruffiano
para tener una mina …                   per avere una femmina …

[ El Apache Argentino, musica Manuel Aróztegui, testo Arturo Mathon ]

   E con l'invincibile energia che hanno le espressioni genuine conquistò il mondo. Ci piaccia o no (generalmente no), per questo ci conobbero in Europa e il tango era l'Argentina per antonomasia, come i tori erano la Spagna. E ci piaccia o no, è anche certo che tale schematizzazione contiene qualcosa di profondamente vero, poichè il tango incarnava i tratti essenziali del paese che cominciavamo ad avere: lo sfasamento, la nostalgia, la tristezza, la frustrazione, la drammaticità, lo scontento, il rancore e la problematicità. Nelle sue forme più delicate andava a offrire canzoni come Caminito; nelle sue espressioni più grottesche, testi come Noche de Reyes; e nei suoi modi più aspri e drammatici, la "tanghistica" di Enrique Santos Discépolo.

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[* conventillo: abitazioni povere plurifamiliari tipiche dei bassifondi di Buenos Aires all'epoca delle grandi immigrazioni ]
[* Compadre / compadrito: guappo, individuo arrogante prepotente, elegante e vanitoso, che normalmente ottiene il rispetto della gente di un quartiere. Generalmente è anche un bravo ballerino di tango e valoroso maneggiatore di coltello ]
[* Criollo: letteralmente, creolo, discendente di europeo nato nelle Americhe; in questo contesto, il termine criollo indica tutto ciò che è frutto dell’americanizzazione dei coloni spagnoli ed europei. Perciò anche ciò che deriva dalla cultura del gaucho e dalle tradizioni della pampa argentina. ]