Intervista
a Chamaco (2015)
- Parlaci del tuo stile nel proporre musica nelle milongas.
La mia visione del tango in milonga è quella di una cultura legata alla
tradizione di Buenos Aires, che va perciò rispettata; certamente accontentando
la pista, ma rispettando anche l'identità della tradizione porteña. Il
mio stile scaturisce da questa ottica.
La maggior parte delle orchestre che scelgo sono del periodo 1935-55;
quasi mai metto due tande consecutive di Tango del periodo pre-D'Arienzo
(prima del 1935) o degli anni 50. Nel cuore della serata credo ci debbano
essere tande di tango melodiche degli anni 40, e non solo tango ritmico.
Credo che esistano i cosiddetti “pilastri”, ossia alcune orchestre che
non possono assolutamente mancare tra le tandas di tango: D'Arienzo, Di
Sarli (l'orchestra, non il sexteto), Biagi, Calò; pure Pugliese e Troilo
non dovrebbero mancare, anche se a volte è più difficile collocarle nel
momento "caldo" della milonga, almeno in Italia; infine D'Agostino e Tanturi
, sia pure meno fondamentali, sono così profondamente radicati nella tradizione
porteña che è difficile tralasciarli.
Nelle mie serate mi piace proporre con parsimonia qualche perla meno conosciuta,
ma solo se dalla lettura della pista la ritengo funzionale alla riuscita
della serata, e senza esagerare: credo che il DJ non sia in consolle per
esibire la sua collezione, ma per far divertire i tangueri. Le “perle
meno conosciute” sono come ciliegine su una torta: va anche bene passarle,
ma prima bisogna aver costruito la torta, che è basata su orchestre ben
conosciute e su brani ballati tante volte.
- Una caratteristica che ti ha distinto come Tdj è stata la lavagnetta,
che ci vuoi dire a proposito?
Poiché non sono Felix Picherna e non me la sento di annunciare le tande
(del resto non è tradizione della milonga porteña che il musicalizador
parli), allora uso una lavagnetta per esporre quale tanda è “IN CORSO”
e quale sarà la “PROSSIMA TANDA”.
Questa trovata non è nata dal desiderio di “erudire i ballerini” (la stragrande
maggioranza dei tangueros è in milonga per ballare e non per studiare
le orchestre), ma piuttosto per rispondere ad un'esigenza pratica. Infatti
tutti quanti, dal principiante al maestro, hanno partner preferiti/e per
generi diversi (tango ritmico, tango melodico, Pugliese, Vals, Milonga),
così come c'è chi non ama la milonga o il vals o determinate orchestre.
Sapere in anticipo il genere e l'orchestra della tanda successiva permette
di:
- prepararsi per tempo ad invitare la “persona giusta” per quella tanda
- evitare di andare a fumare, al bar o al gabinetto proprio quando c'è
la propria orchestra preferita
- andare a fumare, al bar o al gabinetto quando c'è una tanda che non
si gradisce.
- Qual'è stata l'esperienza come musicalizador che è rimasta più
vivida nella tua memoria e perchè?
1) gli applausi di 5 minuti al termine del Raduno Milonguero di Kehl del
2012, è stato veramente toccante;
2) la prima volta in consolle al Contatto di Spinea, quando per la prima
volta vidi la “ronda perfetta”, tutte le coppie che si muovevano all'unisono,
un sensazione unica
3) tutte le volte che metto musica alla Maquina Tanguera, la milonga di
Rimini, nella quale sono resident, è “casa mia” e mettere musica per gli
amici a casa propria è sempre una sensazione straordinaria.
Dj Chamaco (Mauro
Casadei) di Rimini, musicaliza dal 2007. Stile basato sull'equilibrio
fra tandas ritmiche e melodiche. Il 90% della sua selezione proviene dal
1935-45, con qualche escursione nel periodo 1930-35. Le sue serate sono
basate sulle orchestre più classiche della tradizione di Buenos Aires.
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Intervista
a Giovanni Carta (2015)
-Ascoltare tango, ballare tango, "musicalizare" tango: le differenze
e gli aspetti più affascinanti per te...
- Qualsiasi genere musicale è fatto innanzitutto per essere ascoltato.
Chi ha il talento del musicista, può suonare; chi vuole può ballare; tutti
però possiamo ascoltare ed è un grande piacere. Credo che nel tango questo
valga in modo particolare.
Chi è appassionato – che sia un semplice cultore della musica o un ballerino
o un maestro o un musicalizador – deve soprattutto ascoltare la musica,
sempre, in ogni occasione. Un ascolto attento è fondamentale per migliorare
la qualità del ballo. Ovviamente un bravo musicalizador deve essere un
ascoltatore instancabile e vorace: questo permette di aggiornarsi, di
variare le selezioni, di affinare il gusto.
La cosa più affascinante, dal mio punto di vista, è che non finisco mai
di stupirmi, di scoprire brani che non avevo ancora mai ascoltato, di
rendermi conto che i miei gusti cambiano in continuazione e magari un
brano o un’orchestra trascurati in passato salgono improvvisamente ai
primi posti della mia personale hit parade. Anche per questo, quando si
seleziona musica per ballare, è importante riuscire a spaziare tra le
diverse orchestre e nelle varie epoche del tango.
- Quali sono secondo te gli aspetti tradizionali del "musicalizare"
in milonga che non andrebbero mai dimenticati?
Il primo aspetto è puntare a mantenere un buon livello di energia in pista
attraverso un onda musicale basata su un mix ben dosato di ingredienti:
ritmi, melodie, brani cantati o strumentali, epoche. Non esiste una ricetta
universale, ma ciascun musicalizador deve impegnarsi per questo: spesso
il risultato arriva, a volte funziona meno, ma bisogna quantomeno metterci
impegno.
Il secondo punto è alternare tandas di tango, vals e milonga dando la
necessaria e inevitabile preminenza al tango. Il terzo punto è che il
tango argentino, per quanto mi riguarda, è quello che va dagli anni ’30
agli anni ’50, con la massima attenzione agli anni ’40. Poi c’è lo scrupolo
di proporre tandas omogenee, in primo luogo per orchestra, ma anche per
l’epoca dei brani della stessa orchestra, e – salvo rarissime eccezioni
– per il cantor.
Infine le cortine, che non sono semplici pezzi musicali per far capire
che la tanda è finita, ma fanno parte a tutti gli effetti della serata
e quindi vanno scelti con attenzione, per qualche tipo di connessione
con la musica che si balla o per giocare sul clima della sala.
- Quali sono le orchestre che non fai mai mancare nelle tue milonghe?
Faccio prima a dire quelle che escludo. In questo periodo della mia vita,
non metto mai l’orchestra di Alfredo De Angelis, salvo che per qualche
vals. Propongo brani di Pugliese solo se sento che la pista è pronta a
riceverli e ad interpretarli. Le orchestre che non mancano mai nelle mie
serate sono D’Arienzo, la Tipica Victor, Biagi, Di Sarli, Canaro.
- Qual'è stata l'esperienza come musicalizador che è rimasta più
vivida nella tua memoria e perchè? Non facendo il musicalizador
di professione, ma solo di tanto in tanto per passione, ogni volta mi
concentro molto sulle emozioni che sento mentre metto musica. Non esiste
per me un’unica esperienza migliore, ma una serie di momenti emozionanti,
di grande sintonia con chi balla. Ogni volta che si respira entusiasmo
in pista, il dj è felice, e questo continuo scambio di pathos si autoalimenta
rendendo, come per magia, una serata indimenticabile. Parlaci del tuo
stile nel proporre musica nelle milongas.
Dj Giovanni Carta
di Firenze, musicalizador per passione dal 2006. Propone
tandas tradizionali, spaziando tra le migliori orchestre degli anni '30,
'40 e '50, cercando sempre l'onda di energia per chi balla con dosi equilibrate
di melodia e ritmo.
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