TANGO, CANZONE DI BUENOS AIRES

2 - Sesso

   Vari pensatori argentini hanno accomunato il tango al sesso o, come Juan Pablo Echagüe, lo hanno giudicato una semplice danza lasciva. Penso che sia esattamente il contrario. È certo che sorse nell'ambiente del lenocinio, però questo stesso fatto ci deve far sospettare che debba essere qualcosa di simile al suo contrario, poiché la creazione artistica è un atto quasi invariabilmente antagonistico, un atto di fuga o di ribellione. Si crea ciò che non si possiede, ciò che in qualche modo è oggetto della nostra ansietà e della nostra speranza, quello che magicamente ci permette di evadere dalla dura realtà quotidiana. E in questo l'arte assomoglia al sogno. Solo una razza di uomini appassionati e carnali come i greci, poteva inventare la filosofia platonica, una filosofia che raccomanda di diffidare del corpo e delle sue passioni.
   
Il postribolo è sesso al suo stato di (sinistra) purezza. E l'emigrante solitario che vi entrava risolveva facilmente, come dice Tulio Carella, il suo problema sessuale: con la tragica facilità con cui tale problema si risolve in tale ombrosa istituzione. Non era dunque ciò che avrebbe preoccupato l'uomo solitario di Buenos Aires; né ciò che avrebbe evocato nella sua nostalgica, sebbene molte volte canagliesca, canzone. Era precisamente il contrario: la nostalgia della comunione e dell'amore, l'assenza della donna, non la presenza dello strumento della sua lussuria:

en mi vida tuve muchas, muchas minas,                   nella mia vita ho avuto molte, molte ganze,
pero nunca una mujer.                                                 però mai una donna.

[ Patotero sentimental 1922, musica Manuel Jovés, testo Manuel Romero ]

   Il corpo dell'Altro è un semplice oggetto e il solo contatto con la materia non permette di trascendere i limiti della solitudine. Motivo per il quale il puro atto sessuale è doppiamente triste, giacchè non solo lascia l'uomo nella sua solitudine iniziale, ma anche l'aggrava e la oscura con la frustrazione dell'intento.
    Questo è uno dei meccanismi che può spiegare la tristezza del tango, tanto frequentemente unita alla mancanza di speranza, al rancore, alla minaccia e al sarcasmo.
    C'è nel tango un risentimento erotico e una tortuosa manifestazione del senso d'inferiorità del nuovo argentino, giacché il sesso è una delle forme primarie del potere. Il machismo è un fenomeno molto peculiare del bonairense, in virtù del quale si sente obbligato a essere maschio al quadrato o al cubo, non sia mai che nessuno possa considerarlo maschio alla prima potenza. Perché, come è stato ben osservato e come è caratteristica dell'uomo insicuro, uno vigila scrupolosamente sul suo comportamento di fronte agli altri e si sente giudicato e magari ridicolizzato dai suoi pari:

El malevaje extrañao                                                    La malavita stupita
me mira sin comprender
                                             mi guarda senza capire

[ Malevaje 1928, musica Juan de Dios Filiberto, testo Enrique Santos Discépolo ]

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